Il tema direttiva Bolkestein e concessioni balneari è senza dubbio di grandissima attualità sotto vari punti di vista.
La direttiva n.2006/123/CE del Parlamento europeo è anche nota come Direttiva Bolkestein.
Tale direttiva è stata approvata con l’obiettivo di agevolare il mercato interno dei servizi eliminando le barriere allo sviluppo del settore tra gli Stati membri.
L’atto normativo si prefiggeva anche il fine di garantire una crescita sostenibile mediante il rafforzamento e l’integrazione tra i cittadini della Comunità, il miglioramento del loro tenore di vita anche attraverso la semplificazione delle procedure amministrative.
La direttiva è stata recepita dall’Italia con il decreto legislativo n.59/2010
Uno degli aspetti più controversi ha riguardato l’applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni balneari poiché l’articolo 12 della direttiva medesima prevedeva, in sintesi, l’obbligo di bandire una selezione pubblica per l’assegnazione delle concessioni, l’obbligo di una durata limitata e il divieto di una procedura di rinnovo automatico.
Sin dalla sua emanazione, si è creato un vero e proprio braccio di ferro tra l’Italia e l’Unione Europea con l’adozione da parte del Governo italiano di provvedimenti di proroga delle concessioni e l’avvio, da parte dell’Unione Europea, di specifiche procedure d’infrazione.
Peraltro, il dibattito si è vieppiù acceso tra coloro che spingevano per la liberalizzazione (soggetti che auspicano a entrare nel mercato delle concessioni balneari italiane) e coloro che le concessioni le detengono (che mirano a salvaguardare la propria posizione anche in considerazione, talvolta di ingenti investimenti effettuati).
La vicenda ha subito un’accelerazione allorché, nel febbraio del 2023, con la legge 14/2023, è stato convertito il decreto legge (cosiddetto Milleproroghe 2023) D.L. 198/2022 e prorogate al 31 dicembre 2024 la scadenza delle concessioni balneari.
Poco dopo, nell’aprile del 2023, è stata pubblicata una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella causa C-348/22 che ha sostanzialmente concluso che l’art. 12 della direttiva n. 2006/123/CE (direttiva Bolkestein) è direttamente applicabile alle concessioni demaniali marittime ed è in contrasto con tutte le norme che contengono la proroga automatica delle concessioni con la conseguenza che deve essere disapplicata.
La questione giudiziaria ha interessato anche il giudice amministrativo nazionale: in uno di questi casi, avviato da un gestore di uno stabilimento balneare ligure, il Consiglio di Stato con la sentenza n. 3940 del 30 aprile 2024 ha, sostanzialmente, affermato l’illegittimità della proroga delle concessioni ad eccezione di quelli casi in cui i concessionari abbiano ottenuto la proroga tramite una procedura competitiva (ai sensi della legge 118/2022 (Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021).
Il quadro delle concessioni balneari è divenuto, quindi, particolarmente complesso e caratterizzato da incertezza se si considera che, contrariamente a quanto stabilito dal Consiglio di Stato, in altre circostanze i Tribunali Amministrativi Regionali hanno sancito la legittimità della proroga di talune concessioni.
La vicenda sembra oggi orientata verso una soluzione che prevede la messa a gara delle concessioni con la richiesta, del Governo italiano, di meccanismi che prevedano un diritto di prelazione da parte di chi ha effettuato importanti investimenti nello stabilimento ovvero diritto all’indennizzo per questi soggetti.
Torneremo sicuramente sull’argomento.